Quando si andava dai nonni era così eccitante, c'era la possibilità di rimanere a dormire lì in quella grande casa con tutte le mie cugine. Tutto era speciale, la casa era magica, c'erano tantissime stanze e alcune erano immense.
Era una casa contadina dell'epoca medioevale, con le stalle annesse, un lungo loggiato su un lato l'aia su due, il lavatoio attaccato alla casa, la pompa per l'acqua da prendere con le mezzine di rame ed un camino su tutto un lato della cucina dove potevamo stare tutti intorno al fuoco mentre i grandi si raccontavano la giornata.
C'era una stanza grandissima al primo piano con almeno nove piloni di legno, come alberi di una nave con dei pioli conficcati, dove venivano appese le reste delle ciolle, degli agli, dei pomodorini e del granturco, dove veniva appesa l'uva ad appassire sia per l'inverno che per il vin santo.
E soprattutto c'era la stanza del granaio dove c'era il grano ammucchiato e dove noi s e m p r e andavamo a nuotare e dove sempre ci venivano a sgridare! Era come il lardo per la gatta!!
E poi si andava a letto e per stare insieme dormivamo in un unico letto nelle due direzioni e si chiacchierava fino a notte fonda raccontandoci storie di tutti i tipi.
Non c'era i riscaldamento, ma la camera era comunque calda e i vetri della piccola finestra si appannavano e spesso la mattina li trovavamo gelati.
Se penso a quei tempi, mi sembra di tornare indietro di millenni e non è del tutto falso: erano i primi anni sessanta in campagna.
La mattina ci svegliavano i muggiti delle mucche, lo zio andava a mungerle, il nonno pensava a gli animali da cortile e ai maiali, la zia ci preparava la colazione con latte e pane e poi via nell'aia a giocare, mentre tutti gl adulti andavano nei campi.
La nonna era piegata dall'artrosi nel fisico, ma non nello spirito e quindi riusciva con le uniche quattro dita che muoveva a fare la treccia con la paglia colorata per i cappelli e cucirli. Erano cappelli che vedevo in vendita in un negozio in piazza Santa Maria Novella o ai banchi in San Lorenzo o al mercato del sabato di Scandicci ed anche se non era vero probabilmente pensavo sempre che fossero proprio i suoi! Lei era burbera dura e brontolona anche perchè era lei che rimaneva con noi tutto il giorno e non potendo cammnare ci voleva sempre vicini.
Non ricordo di aver mai litigato con le mie cugine, ma di esserne sempre stata innamorata perchè erano piu grandi di me e quindi molto interssanti!!
giovedì 27 marzo 2008
lunedì 24 marzo 2008
da "Smilla e il senso per la neve"
Comincia a nevicare. Ma non è neve. Viene dal ponte. Mi guardo. Per tutta la sua lunghezza, dal collo all'elastico in vita, il mio piumino é stato aperto con un unico taglio. Senza toccare la fodera, ha tranciato l'imbottitura, e le piume se ne volano via, vorticandomi intorno come fiocchi di neve. Mi tolgo la giacca e la piego. Tornando indietro sul ponte mi viene in mente che deve fare freddo. Ma io non lo sento. "P.H."
domenica 23 marzo 2008
il sessantotto
Il sessantotto è entrato in casa mia dalla porta d'ingresso con le chiavi in mano e la divisa da carabiniere; con la consapevolezza che eravamo dalla parte buona, la parte dello Stato.
Dentro di me, per l'aria che tirava in casa, sapevo che non avevano tutti i torti, ma non era quello il modo.
Vedevo gli occhi preoccupati di mia madre guardare il telegiornale: quelle bombe, gli scontri le urla il fumo la facevano tremare, ma per me era scontato il ritorno di mio padre, mai un dubbio lui era puntuale! e sempre sorridente. E bello.
Sapevo che fuori dalla porta il mondo fremeva, i giovani erano sempre arrabbiati, non ne capivo le ragioni, ma ero giovane anch'io e per osmosi ero simpatizzante.
In casa non avvertivo una completa chiusura alle motivazioni sapevo solo che no la violenza non era tollerabile.
Quegli anni sono confusi nella mia mente sì, ma da quegli anni traggo spesso suggerimenti per la mia vita presente. Ho chiaro dentro di me quali sono i miei diritti, ma anche i miei doveri e che spesso coincidono.
Dentro di me, per l'aria che tirava in casa, sapevo che non avevano tutti i torti, ma non era quello il modo.
Vedevo gli occhi preoccupati di mia madre guardare il telegiornale: quelle bombe, gli scontri le urla il fumo la facevano tremare, ma per me era scontato il ritorno di mio padre, mai un dubbio lui era puntuale! e sempre sorridente. E bello.
Sapevo che fuori dalla porta il mondo fremeva, i giovani erano sempre arrabbiati, non ne capivo le ragioni, ma ero giovane anch'io e per osmosi ero simpatizzante.
In casa non avvertivo una completa chiusura alle motivazioni sapevo solo che no la violenza non era tollerabile.
Quegli anni sono confusi nella mia mente sì, ma da quegli anni traggo spesso suggerimenti per la mia vita presente. Ho chiaro dentro di me quali sono i miei diritti, ma anche i miei doveri e che spesso coincidono.
sabato 22 marzo 2008
Trentacinque anni
E sono qui, sono passati trentacinque anni.
Penso a trentacinque anni e mi rendo conto che sono tantissimi ,
potrebbero essere anche una vita perchè tante persone non arrivano a quell'età,
e capisco in un attimo e in maniera concreta , così, come sbattere la faccia contro un palo,
che trentacinque anni durante i quali ho conosciuto amici , innamorati, il fidanzato e mi sono sposata e ho avuto una figlia che è già grande e fidanzata anche lei;
ecco trentacinque anni sono nulla perchè il dolore e la rabbia mi riportano lì
in quel corridoio d'ospedale
come inchiodata alla parete
mentre capisco disperatamente che no c'è più nulla da fare
che te sei morto. Babbo.
venerdì 21 marzo 2008
legge voluta
photo by KaterinaBelkina
on DeviantArt
No, non ci credo eppure è così.
Dopo trent'anni siamo ancora a parlare di aborto, a mettere in discussione una
LEGGE
VOLUTA,
decisamente voluta
e VOTATA
da una grande maggioranza!!
Io sono e lo dico con orgoglio, una di quelle donne che l'ha voluta e votata.
Quando, appena diciottenne, sbarrai quella casella
pensavo alla figlia che forse avrei avuto
pensavo che con quel segno l'avrei liberata dei retaggi medievali
che l'avrei resa autonoma
responsabile delle proprie azioni
ma mai mai che poteva essere usato come contraccettivo ne' per lei ne' per me.
E ora mia figlia, mia meravigliosa figlia
che è bella come il sole
che è fiduciosa della vita e delle persone
che ha valori di amore e pace e tolleranza.
Mai mai lo ha pensato come un contraccettivo.
E io sono arrabbiata anzi imbestialita che qualcuno metta in discussinone questo strumeno di
libertà.
E non mi venite a dire che la decisione deve essere presa anche dall'uomo
perchè io posso chidervi dov'è l'uomo quando la definisce puttana ?
provate a difendervi da questo.
domenica 16 marzo 2008
domenica mattina
La domenica mattina era differente, si facevano le solite cose,ma avevano un sapore diverso da gli altri giorni. La mamma ci lavava ci preparava la colazione, ci vestiva ci pettinava e noi uscivamo, ma in camera grande, sul lettone, c'era il babbo che dormiva e noi anelavamo di andare a dargli noia ad abbracciarlo a baciarlo e dirgli, quantificando con i sacchi ,quanto bene gli volevamo.
-ti voglio bene quanto 10 sacchi!
- io quanto 100 sacchi!
e poi il più sveglio
-tutti i sacchi del mondo!
e il più furbo ci fregava con
- più uno !!
e lui che se la rideva beato con noi piccoli arrampicati sul suo grande corpo!
-Chi mi vuole con sé quando sarò vecchio?
-io!
-io!
-io!
-e la mamma?
tutti zitti memori dell'ultima fresca e ancora bruciante sculacciata!!
Si andava alla messa con la nonna, tutti eleganti nel nostro vestito della festa,lasciando in casa un buonissimo ed invitante odorino di sugo di carne che ci faceva indovinare il pranzo che ci aspettava al ritorno!Il babbo che si faceva la barba con il rasoio a mano invece che con quello elettrico visto che aveva più tempo e con la radio accesa a sentire la trasmissione de il Grillo Parlante.
Mai una domenica eravamo senza musica!
Fuori in strada si sentivano le campane del duomo e a risposta quelle della nostra chiesa e se ascoltavamo con un po' di attenzione sentivamo nel silenzio della città il fischo dei treni alla stazione!
Si... l'aria le sensazioni e tutto ci facevano sentire che era domenica mattina.
-ti voglio bene quanto 10 sacchi!
- io quanto 100 sacchi!
e poi il più sveglio
-tutti i sacchi del mondo!
e il più furbo ci fregava con
- più uno !!
e lui che se la rideva beato con noi piccoli arrampicati sul suo grande corpo!
-Chi mi vuole con sé quando sarò vecchio?
-io!
-io!
-io!
-e la mamma?
tutti zitti memori dell'ultima fresca e ancora bruciante sculacciata!!
Si andava alla messa con la nonna, tutti eleganti nel nostro vestito della festa,lasciando in casa un buonissimo ed invitante odorino di sugo di carne che ci faceva indovinare il pranzo che ci aspettava al ritorno!Il babbo che si faceva la barba con il rasoio a mano invece che con quello elettrico visto che aveva più tempo e con la radio accesa a sentire la trasmissione de il Grillo Parlante.
Mai una domenica eravamo senza musica!
Fuori in strada si sentivano le campane del duomo e a risposta quelle della nostra chiesa e se ascoltavamo con un po' di attenzione sentivamo nel silenzio della città il fischo dei treni alla stazione!
Si... l'aria le sensazioni e tutto ci facevano sentire che era domenica mattina.
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