Ma dov'è finita l'ultima sigaretta?
Forse a ripensare non era poi così male!
Entravamo nei locali affollati attaccati a quella sigaretta che ci faceva sentire alla moda, forti, ma soprattutto
grandi, adulti e ci sembrava di poter arrivare in ogni posto.
Noi ragazze si tirava fuori dalla borsetta il pacchetto nuovo di Muratti o quelle lunghe Multifiler a seconda se eravamo ragazzine per bene oppure un po' più trasgressive e i ragazzi avevano il loro bravo pacchetto di Malboro, perché erano maschi e mostravano la loro forza.
Le accendevamo sfoggiando quei bellissimi accendini finissimi di Pier Carden ad accensione elettronica oppure del tipo americano controvento a benzina della Zippo, che a differenza di successivi Bic usa e getta, si potevano ricaricare: i primi con il gas da comprare in bombolette trasparenti e c'era un rito da eseguire, prima andavano scaricati manualmente aprendo la valvola con l'aiuto di uno spillo, poi si riempivano di gas e se l'operazione era andata a buon fine si sapeva perché l'accendino diventava tutto freddo quasi ghiaccio.
I secondi, gli Zippo, invece si aprivano sfilando la camera interna e si bagnava abbondanemente l'ovatta contenuta dentro con la benzina, anch'essa venduta in bombolette,ma di metallo color gallo.
Se le cose non andavano bene e la serata diventava insipida ecco che le nostre sei o sette sigarette ci garantivano il trascorrere delle ore.
Se le cose andavano bene potevano migliorare se la domanda era
“ci fumiamo l'ultima sigaretta?”
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